“Non ho l’età”- Accompagnare gli adolescenti ad un uso consapevole dei Social Network.
Ad oggi, ma la situazione potrebbe in un futuro ravvicinato cambiare rapidamente, l’età minima per iscriversi alle principali piattaforme di socializzazione digitale, è tredici anni.
In realtà è esperienza diffusa la facilità con cui ragazzini ben più giovani falsifichino la propria data di nascita, spesso con il benestare di mamma e papà, per iniziare l’esperienza Social anni prima del limite imposto.
Ma qual è l’età giusta per utilizzare questi strumenti di socializzazione digitale?
– CC by Paul Walsh –
Non è facile rispondere a questa domanda, come genitori non vorremmo limitare le opportunità dei nostri figli né saperli troppo distanti dai canoni del loro gruppo di riferimento, ma bisogna essere previdenti per non lasciargli intraprendere nuove esperienze senza dotarli degli mezzi adeguati a districarsi anche in eventuali situazioni difficoltose.
Tornando ai Social Network tanto per iniziare occorre rispettare i termini di iscrizione.
Sebbene non ci siano controlli è infatti espressamente vietato dal regolamento delle principali piattaforme (Facebook, Google+, Twitter…) creare un account per i minori di tredici anni; falsificare la data di nascita per potervi accedere, corrisponde quindi ad una violazione di tale divieto.
Con quali conseguenze?
Non esistono conseguenze legali direttamente connesse a questa azione, ma un utilizzo improprio delle piattaforme e soprattutto la condivisione di contenuti non adeguati possono determinare reato, del quale saranno chiamati a rispondere anche i tutori del minore (per la legge italiana minore dei diciotto anni). Inoltre anche un adulto che entra in contatto anche incosapevolmente, con un minore e utilizza i contenuti da esso inseriti (per esempio condivide fotografie o testi), viola la legge sui diritti di autore (che secondo la normativa italiana non possono essere ceduti dai minori di sedici anni) con la possibilità di incorrere in guai.
Facebook, una tra le piattaforme più utilizzate dai giovani, per esempio, proprio al fine di disincentivare l’utilizzo da parte degli under 13 e impedire la possibilità che gli stessi possano accedere a contenuti non adatti alla loro età, ha previsto la possibilità di segnalare la violazione dei termini di iscrizione con lo scopo di bloccare l’account.
Stabilito però un limite di età per iscriversi ad un Social (limite variabile e non imposto su tutte le piattaforme) prendiamo in considerazione alcuni possibili rischi a cui potrebbe essere esposto un adolescente (o peggio preadolescente) e fermiamoci a riflettere su quali sono le sue capacità, differenti a seconda dell’età, di riconoscere, gestire e districarsi in situazioni difficili se non pericolose.
- I dati personali che un adolescente immette utilizzando un Social Network, sono utilizzati, esattamente come quelli degli adulti, a scopo di mercato. I nostri figli saranno i consumatori di domani, ma anche nel presente hanno una forte rilevanza nell’orientare gli acquisti famigliari. Prima accedono a questo meraviglioso Paese dei Balocchi virtuale, prima riceveranno le indirette (a volte neanche troppo!) pressioni di chi commercializza questo o quel prodotto. È lo stesso meccanismo sfruttato da altri media più obsoleti: la pubblicità che imperversa martellante tra una trasmissione e l’altra governa lo strumento e decide quali contenuti sono funzionali alle vendite e quali no, influenzando valori e tendenze generazionali.
- I Social Network possono creare dipendenza. Senza addentrarci troppo in un argomento dibattuto e controverso, è esperienza comune la soddisfazione che si prova nel ricevere followers e likes. Questa sensazione piacevole andrebbe ad incidere positivamente sulla nostra autostima aumentando il nostro benessere mentale. Un po’ semplificato è il meccanismo alla base della ripetizione di uno schema comportamentale. In un soggetto insicuro o in difficoltà o semplicemente in una fase sensibile dello sviluppo, la ripetizione dello schema potrebbe avvenire fino all’abuso e alla dipendenza dallo strumento e condurre ad una mistificazione della realtà.
A tal proposito segnalo come spunti di riflessione su questo tema controverso, un simpatico video “What’s on your mind” che fa meditare sulla tendenza a nascondere la tristezza da Facebook e un altro video più serio che mostra l’intervento al TED, “Connected but alone”, della sociologa Sherry Turkle sul tema della solitudine e della aumentata difficoltà a stabilire relazioni dal vivo a causa della diffusione di questi Network virtuali.
- Minore è l’età dell’utente maggiore è la difficoltà a livello cognitivo a riconoscere le azioni dannose proprie o altrui con conseguente amplificata esposizione ad atti di cyberbullismo (attivo o passivo), stalking, adescamenti da parte di malintenzionati, sexting.
Inoltre associata a questo fenomeno è la questione al centro di un dibattito di scottante attualità: il diritto all’oblio. Diversamente dalla generazione dei genitori, i ragazzi iniziano ad utilizzare i Social Network molto giovani, questo significa che in età matura potrebbero non voler mantenere traccia di tutto ciò che han condiviso in precedenza magari con la spensieratezza tipica della gioventù! Chi di noi vorrebbe che fossero sotto gli occhi di tutti le proprie immagini, i pensieri, gli orientamenti, le passioni e via discorrendo, dalla infanzia alla maturità semplicemente eseguendo una ricerca nominale? I dati dell’indagine Eurispes del 2012 son a tal proposito allarmanti: più di un bambino su 10 riferisce di aver trovato online sue foto private o sue foto che lo mettevano in imbarazzo, ha visto pubblicati in Rete video privati o in cui egli stesso era presente che lo hanno imbarazzato e letto rivelazioni su propri fatti personali. E i dati sono ancora più preoccupanti quando si domanda ai bambini di parlare delle esperienze degli altri: una significativa percentuale ammette che un proprio amico/a si è trovato in pericolo per aver inviato via Internet informazioni sensibili: password, numero del proprio cellulare, l’indirizzo di casa, il numero di carta di credito, una foto di una persona nuda o la foto di se stesso nudo.
Riflessioni queste che mettono in allarme; le generazioni dei nativi digitali appaiono smaliziate e disinvolte nell’uso delle nuove tecnologie molto più delle generazioni precedenti, ma la loro abilità tecnica non deve trarre in inganno: la giovane età e la conseguente inesperienza e immaturità cognitiva gli rende più difficoltoso individuare e discernere i pericoli nel virtuale come nel reale. Tutto ciò non deve però condurre ad un controllo morboso degli “affari” dei giovani, il dilemma è sempre il medesimo (anche se con le debite differenze): lecito o non lecito sbirciare il diario personale del proprio figlio?
Provocazione a parte, si tratta anche in ambito tecnologico di accompagnare con delicatezza e discrezione i giovani nelle nuove esperienze, dotandoli degli adeguati strumenti per affrontare eventuali insidie con consapevolezza. D’altra parte anche per guidare il motorino c’è un’età minima da rispettare, ma nessun genitore si sognerebbe di mettere il proprio figlio sul mezzo, sebbene in età, senza le adeguate istruzioni di guida e le nozioni sul codice della strada.
Nuovi scenari si vanno velocemente delineando, i Social Network si interessano alle generazioni di giovanissimi perché considerate una nuova fascia di mercato potenzialmente molto redditizia e vorrebbero aprire le porte agli under 13. Noi crediamo che ogni genitore adeguatamente e correttamente informato sui vantaggi e sui costi di una scelta educativa possa compierla in libertà e serenità. Questo principio è valido anche per i Social Network e affinché la scelta genitoriale sia pienamente consapevole (come consapevole deve essere la condotta dei ragazzi sui media) diventa sempre più urgente e fondamentale un programma di educazione alla comunicazione digitale rivolto alle nuove (e alle vecchie) generazioni di Internauti.
Condivido l’articolo vorrei solo far notare che se i genitori non conoscono i reali rischi derivanti dall’uso dei social da parte dei propri figli minori, non possono neanche metterli in guardia. Se non conscessi il rischio di circolare con un motorino senza una adeguata preparazione non indurrei mio figlio a prendere il patentino per guidare!
Ciao Alfonso. Grazie per il tuo commento, per noi è sempre utile avere un’opinione da chi legge il blog. Condivido quello che dici, è vero che i genitori dovrebbero almeno conoscere quali sono i rischi per mettere in guardia i propri figli ma penso anche che alcuni rischi si conoscano anche senza conoscere perfettamente il social network: generalmente un genitore sa che su internet si possono conoscere persone e quindi le regole della vita reale valgono anche per la rete. Sei d’accordo?