Nuove tecnologie e risposte educative
Oggi i media sono profondamente cambiati a causa di alcune peculiarità che consentono di interagire, produrre contenuti, essere sempre connessi, entrare facilmente in confidenza con altri e di sperimentare forme di partecipazione e di libertà di espressione che difficilmente il mondo adulto garantisce ai giovani negli spazi reali del vivere quotidiano.
Per i giovani i rischi sono molti, soprattutto per i nativi digitali, coloro che sono nati nell’epoca delle nuove tecnologie digitali. Come fare per tutelarli e renderli fruitori consapevoli?
I nativi digitali sono un mito, perché pur essendo nati nella cultura digitale, pur respirandola fin dai primi giorni di vita, pur dandola per scontata – come noi con la televisione e i mass media in generale – sono in totale balia delle dinamiche della rete. Sono rapidi, passano con disinvoltura da un device all’altro ma non conoscono a fondo i programmi o le operazioni più complesse. Soprattutto non hanno sviluppato alcun atteggiamento critico nei confronti dei nuovi media. Un neologismo fortunato “nativi digitali” ma che non spiega esattamente il fenomeno e cosa sorprendente, rivela interessanti retroscena.
“State of the Net”
Oggi i media sono profondamente cambiati a causa di alcune peculiarità che consentono di interagire, produrre contenuti, essere sempre connessi, entrare facilmente in confidenza con altri e di sperimentare forme di partecipazione e di libertà di espressione che difficilmente il mondo adulto garantisce ai giovani negli spazi reali del vivere quotidiano.
Le nuove tecnologie mettono a disposizione molte seducenti opportunità per esprimersi in forme nuove, allargando in modo quasi sconfinato le possibilità di condivisione e di comunicazione.
Internet inoltre offre la possibilità di aggregarsi con persone con sensibilità e passioni simili e condividere con loro interessi ed emozioni, consente la creazione di legami, di amicizie e nuove conoscenze.
Per i ragazzi esiste infatti il rischio concreto di isolarsi dal mondo reale, imbattersi in contenuti falsi e mistificatori, oppure essere influenzati da modelli di comportamento inadeguati o dannosi, essere adescati da adulti che possono abusare di loro. Se a questi rischi si somma la preoccupazione dei genitori che limita il dialogo con i figli ricorrendo a sanzioni e punizioni, va da sé che la risposta ai problemi diventa controversa.
Vi è quindi l’esigenza di conoscere meglio questi fenomeni e di apprendere qualche possibile risposta educativa.
Per questa ragione nasce il progetto “Il lato oscuro del web” che concretamente è un percorso educativo strutturato in corsi che propongo alle scuole e agli educatori , alle famiglie e ai ragazzi. Ma è anche un blog nel quale racconto esperienze educative, offro strumenti critici, promuovo la responsabilità, invito al rispetto delle regole di convivenza e alla gestione consapevole dalla partecipazione ed espressione della propria creatività.
Ho scelto di rappresentare visivamente il progetto con un logo che esprime – come nella concezione platonica – la dicotomia fra luce ed ombra, un’ombra “intesa come punto zero del sapere e dell’orientamento, ignoranza della verità, errore e male”.
Il senso di questa scelta sta nel desiderio di non demonizzare la tecnologia, che in sé non è bene né male, ma come spesso accade è l’uso che se ne fa a determinarne il senso.